Come fare a rimuovere i tetti in Eternit- Le Tecniche

Le lastre di copertura in eternit sono state utilizzate per molti anni per realizzare tetti di case e capannoni industriali. Da quando è stata accertata la nocività dell’amianto in esse contenuto, ne è stato vietato l’utilizzo e la produzione. Permane però il problema della rimozione (o della messa in sicurezza) e dello smaltimento Eternit in moltissimi edifici. Per rendere l’Eternit innocuo, ci sono varie tecniche. Andiamo a conoscerle una per una.

Le tecniche di intervento proposte da ditte specializzate nel campo della rimozione e smaltimento Eternit possono essere le seguenti.

Rimozione: La bonifica dell’Eternit  mediante rimozione è il metodo che elimina radicalmente e definitivamente ogni rischio di emissione di fibre d’amianto nell’aria. Tuttavia, associato a questo vantaggio vi è l’inconveniente di uno sviluppo consistente di fibre nelle varie fasi di questa operazione. Inoltre si producono grandi quantità di rifiuti contenenti amianto il cui smaltimento, se effettuato in modo inadeguato, può costituire motivo di inquinamento ambientale.

Incapsulamento: trattamento dell’amianto con prodotti penetranti o ricoprenti che (a seconda del tipo di prodotto usato) tendono ad inglobare le fibre di amianto, a ripristinare l’aderenza al supporto, a costituire una pellicola di protezione sulla superficie esposta. Non richiede la successiva applicazione di un prodotto sostitutivo e non produce rifiuti. Il rischio per i lavoratori addetti è generalmente minore rispetto alla rimozione. Un inconveniente è rappresentato dalla permanenza nell’edificio del materiale di amianto e la necessità di mantenere comunque un programma di controllo e manutenzione.

Confinamento: Consiste nell’installazione di una barriera “a tenuta” che separi l’amianto dalle aree occupate dell’edificio. Se non viene associato ad un trattamento incapsulante, il rilascio di fibre continua all’interno del confinamento. Rispetto all’incapsulamento, presenta il vantaggio di realizzare una barriera resistente agli urti. Occorre sempre un programma di controllo e manutenzione, in quanto l’amianto rimane nell’edificio; inoltre la barriera installata per il confinamento deve essere mantenuta in buone condizioni. Rispetto agli altri due interventi presenta un costo più contenuto.

Al termine dei lavori di bonifica, dovranno essere eseguite le operazioni di certificazione di conformità degli ambienti bonificati. Tali operazioni, da eseguirsi a spese del committente, dovranno essere eseguite da funzionari della ASL competente per territorio, al fine di assicurare che le aree interessate possano essere rioccupate con sicurezza. Per questo si distinguono tre fasi di analisi delle fibre d’amianto:

  • prima dell’intervento di bonifica: per valutare lo stato dei materiali
  • nel corso dell’intervento di bonifica: per accertare il contenuto di fibre di amianto aero-disperse per salvaguardare la sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente circostante
  • alla fine dell’intervento di bonifica: per valutare la restituibilità del sito bonificato.